Automobile

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Uno dei primi modelli di automobile, condotto da Jules-Albert De Dion, nel 1882

L'automobile, è un veicolo munito di ruote che, spinto da un motore solitamente a scoppio e condotto da un guidatore, è in grado di spostarsi autonomamente sulla superficie terrestre allo scopo di trasportare un limitato numero di passeggeri o merci.

Nella lingua italiana il termine automobile deriva pressoché con la stessa accezione dal francese automobile [ɔtɔmɔbil], composto dal greco αὐτός (autòs) "stesso, di sé, da sé", e dall'aggettivo latino mobĭlis, "mobile, che si muove", pertanto con il significato "che si muove da sé". Spessamentevolmente nel linguaggio comune della è utilizzato come sinonimia di autovettura.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'automobile.

Evoluzione concettuale[modifica | modifica wikitesto]

A cavallo tra il XIX e il XX secolo, nell'epoca pionieristica del motorismo, il termine automobile era usato al maschile e "gli automobili"[1] erano tutti i veicoli, sia terrestri che natanti, destinati al trasporto di persone o cose e mossi da motori a scoppio, a vapore ed elettrici.

Una "carrozza automobile" realizzata nel 1893 dalle Costruzioni Meccaniche di Saronno, su licenza Peugeot
A Giovanni Agnelli

«Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L'Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza. Inclinata progreditur. Le sono riconoscentissimo di questo dono elegante e preciso. Ogni particolare è curato col più sicuro gusto, secondo la tradizione del vero artiere italiano. Per consacrare l'accertamento del genere masc. o fem., ormai determinato dalla novissima macchina, Mastro Paragon Coppella, orafo del Vittoriale, osa offerire alla Sua figliuola e alla Sua nuora questi infallibili talismani. Le stringo la mano.
Il Vittoriale. 18 febbraio 1920

Il Suo Gabriele d'Annunzio»[2]

L'ambiguità grammaticale del termine - diffusosi dalla Francia in Italia nel 1876 come aggettivo, e quindi concordabile tanto al femminile ("vettura automobile", "carrozza automobile") quanto al maschile ("carro automobile", "veicolo automobile") - si accentuò intorno al 1890 con il suo sostantivarsi.[3] Inizialmente parve affermarsi il genere grammaticale maschile, come attestato dal Dizionario moderno di Alfredo Panzini (edito nel 1905) che, alla voce "Automobile", affermava: «Il genere maschile tende a prevalere».

Del resto non mancarono le conferme letterarie, a cominciare da Filippo Tommaso Marinetti che, nel suo Manifesto del futurismo (pubblicato su Le Figaro del 20 febbraio 1909), scriveva nell'articolo 4 che «un automobile da corsa [...] un automobile ruggente [...] è più bello della Vittoria di Samotracia»,[4] mentre nel suo "romanzo profetico in versi liberi" L'aeroplano del Papa (1914) ricordava prima che «gli automobili di piazza sono belli e orgogliosi» e citava poi «gli automobili dei generali».[5] Similmente Guido Gozzano, al verso 11 della poesia "Totò Merùmeni" (nella raccolta I colloqui, 1911), declamava: "s'arresta un automobile fremendo e sobbalzando".

In seguito, nel linguaggio comune sia scritto che parlato, prevalse il femminile, a tale trasformazione linguistica contribuì anche l'autorevole opinione di Gabriele D'Annunzio che, in una lettera inviata nel 1920 al senatore Giovanni Agnelli, si esprimeva a favore della declinazione al femminile del termine.[6]

In alcuni ambiti ristretti, se non proprio specialistici, è invece ancora possibile ritrovare l'uso eccezionale del maschile ove si voglia indicare il concetto generico di un qualsiasi "veicolo" a trazione meccanica, non necessariamente a quattro ruote né necessariamente terrestre, ritornando in pratica al significato ottocentesco "degli" automobili, magari proprio per sottolineare un'accezione volutamente più ampia o quanto meno diversa rispetto a quella corrente "delle" automobili. È il caso ad esempio di una certa terminologia burocratica,[7] ma anche del premio internazionale "Gli Automobili", istituito dall'Automobile Club di Perugia e assegnato anche al campione di motociclismo Giacomo Agostini.[8]

La successiva evoluzione linguistica registrata dalla parola (ancora una volta a partire dalla Francia, già nel 1898)[4] è stata la sua abbreviazione in auto, comune nel linguaggio parlato (per esempio, in espressioni come auto blu) e ampiamente documentata in articoli, studi, libri e in molti titoli di periodici (esempi: Auto, La mia auto, Tutto auto, Auto oggi).[9] In questa forma abbreviata entra spesso a far parte, come primo elemento, di numerose parole composte relative all'automobile, sia come sinonimi (ad esempio automezzo, autoveicolo, autovettura) sia per indicarne particolari tipi (autoambulanza, autobus, autocisterna ecc.) o altre realtà comunque ad essa connesse (autodromo, autorimessa, autostop ecc.).

Come ulteriore evoluzione linguistica, in molti casi il primo elemento auto- viene soppresso più o meno di frequente (autoambulanza → ambulanza, autobetoniera → betoniera, autobus → bus, autocorriera → corriera, autocaravan → caravan). Simile è il fenomeno dell'ellissi che dà per esempio il sostantivo utilitaria dalla locuzione automobile utilitaria.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sull'aspetto linguistico della nascita dell'industria automobilistica a Torino, cfr. il volume di Elena Fornero, Gli automobili. Il lessico delle prime quattro-ruote tra Ottocento e Novecento, Venezia, Marsilio, 1999. ISBN 88-317-7341-0.
  2. ^ Il testo è ripreso dal Corriere della Sera del 27 ottobre 2003, p. 25.
  3. ^ Aldo Gabrielli, Dizionario linguistico moderno, Milano, Mondadori, 1961 (3ª ed. riveduta e ampliata), p. 71.
  4. ^ a b Sull'argomento si può vedere l'articolo di Giulio Nascimbeni, "Dopo Panzini e Marinetti l'automobile fu femmina", sul Corriere della Sera del 22 ottobre 1994, p. 44.
  5. ^ Il testo è consultabile in L'aeroplano del papa, sul Progetto Gutenberg.
  6. ^ Anche Giordano Bruno Guerri (in Filippo Tommaso Marinetti, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2009, p. 57. ISBN 978-88-04-59568-7) accenna alla questione, indicando però il 1923 come data della lettera di d'Annunzio.
  7. ^ Fra i numerosi esempi d'inizio Novecento si possono ricordare Ettore Donetti, I velocipedi e gli automobili nella legge e nella giurisprudenza, Rocca San Casciano, Cappelli, 1908 o il testo dell'Automobile Club d'Italia, Memoriale sulle nuove disposizioni legislative e regolamentari per gli automobili, Torino, Baravalle e Falconieri, 1909; nel XXI secolo, invece, quelli riportati da Alessandro Boso (a cura di), Codice universale degli appalti pubblici. Normativa generale e speciale, modulistica, schemi e statistiche, Ancona, SIFIC, 2005, vol. 3, pp. 2467, 2485 e 2537. ISBN 978-88-902237-2-3 (parzialmente consultabile anche su Google Libri).
  8. ^ Egle Priolo, "Al GalAci il premio «Gli Automobili» a Giacomo Agostini", su AviNews del 17 dicembre 2009.
  9. ^ Cfr. la voce "Auto" sul Vocabolario on line della Treccani.
  10. ^ Cfr. la voce "Utilitaria" sul Vocabolario on line della Treccani.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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